cucina toscana

Vi chiederete chissà che cosa sono gli spaghetti sulle tracce del Tonno del Chianti? Effettivamente potreste averne motivo, ma c’è di mezzo l’MTC e allora sapete già che tutto può succedere. Ma andiamo per gradi. In questi giorni di lock down, ho fatto il Tonno del Chianti, ma questa non è una novità, dato che lo faccio davvero spesso. Il Tonno del Chianti, per chi non lo conoscesse è lombo di maiale, tenuto sotto sale, poi sciacquato e cotto per 5 ore nel vino bianco, aromatizzato con alloro, ginepro e chiodi di garofano, dopo di che si mette sott’olio e si conserva a lungo. L’aspetto estetico somiglia davvero al tonno, […]

Il pollo arrosto limone e Vinsanto, me lo ha insegnato Annarita Rossi del blog “Il bosco di alici”, dato che me lo ha raccontato velocemente per telefono, non sono neanche sicura che la ricetta, sia uguale alla sua, ma è talmente buono che non mi sono posta il problema.  Rispetto a quello arrosto tradizionale, ha un bel sughetto ricco, che consente di mantenerlo morbido e succoso, anche se non va in tavola subito come succede a volte quando ci sono ospiti. Così ho pensato di lasciarvi questa ricetta, con tutti i passaggi step by step, adatta anche per i meno esperti. E’ una ricetta classica, con un tocco di toscanità

I quaresimali fiorentini, i biscotti senza grassi, appaiono nelle pasticcerie, da oltre un secolo, a Firenze appunto nel periodo di Quaresima. Questi biscotti al cacao fatti a forma di lettere dell’alfabeto, che si chiamano appunto Quaresimali. la nascita dei quaresimali Sono due, le versioni sulla loro nascita nel XIX secolo. La prima racconta di un convento tra Firenze e Prato, dove le monache avevano ideato una ricetta “di magro” per dei dolcetti. “Di magro” significava senza uova e grassi, perché fossero adatti ad essere consumati in Quaresima e fatti a forma di lettere dell’alfabeto, per ricordare la “parola di Dio”. Più verosimilmente, questi biscotti sono una creazione della fabbrica Digerini

Le pappardelle al ragù di nana, sono un piatto meraviglioso della cucina toscana tradizionale, ma per favore non chiamatela “anatra” che qui in Toscana non si può sentire! Chiamare questo piatto “pappardelle al ragù di anatra”, fa venire in mente un piatto da gastrofighetti che tolgono il grasso al prosciutto di Cinta. Invece queste pappardelle, sono un piatto robusto e conviviale, per i giorni di festa, in particolare per le feste dei grandi lavori agricoli come la mietitura e la vendemmia. Naturalmente è un piatto pieno zeppo di calorie, così come di gusto. Quindi se siete a dieta, passate oltre, ma se volete essere felici, provate questo piatto, perché il

Talvolta piccoli eventi ti fanno amare o odiare un piatto e tra me e la trippa alla fiorentina, c’è stato proprio questo. Da bambina, a casa mia la cucinavano davvero spesso, ma non mi faceva impazzire. La mangiavo un po’ controvoglia, ma non so neanche perché. Poi ho fatto l’Università a Firenze e naturalmente tra studenti, la visita dal trippaio era una tappa fondamentale, ma ho sempre preferito il lampredotto. Poi un giorno, al corso di storia dell’arte è arrivato Richard, uno studente inglese, bellino da morire, con due occhi azzurri come il cielo ed una pronuncia italiana buffissima. Insomma mi sono presa una cotta da manuale, ma lui non

La ribollita, altro non è che una zuppa di cavolo nero e fagioli con l’aggiunta di pane toscano raffermo, che il giorno successivo viene riscaldata con l’aggiunta di olio extra vergine di oliva. Infatti nella civiltà contadina era uso preparare piatti in quantità per risparmiare l’uso del fuoco e del tempo, quindi riscaldarli e mangiarli il giorno dopo, non solo le zuppe, ma anche spezzatini e stufati.  Alla corte di Cosimo de’ Medici Fonti manoscritte e di stampa risalenti al Cinquecento, attestano l’esistenza di una minestra preparata con alcuni degli ingredienti che caratterizzano la Ribollita: il pane e il cavolo nero. La ricetta è quella di Giovanni Del Turco, compositore di madrigali